L’amore è rivoluzionario perché in amore, quanto meno, ci si affida alla differenza anziché sospettarne.
In Happy together film di Kar-Way - al di la della semplicità della trama un'opera piena di suggestioni, anche per le scelte estetiche e formali - una coppia di ragazzi gay di Hong Kong compie un viaggio in Argentina, avendo per meta le cascate di Iguazù. Le cascate sono riprodotte in una lampada che portano in viaggio, metafora del loro progetto d’amore. Il viaggio però prende subito una piega storta, in auto dalla capitale verso il nord si perdono e cominciano a litigare e così ognuno decide di andare per la propria strada. Si rincontreranno, durante i lunghi mesi in Argentina, e si rimetteranno insieme per poi lasciarsi di nuovo, impossibilitati a mantenere una relazione felice, in antitesi al titolo del film. Yiu-fai è il ragazzo serio e impegnato nei lavori intrapresi per sbarcare il lunario, protettivo dell’altro, fin quasi a volerlo tenere sotto controllo; Po-wing è invece l’egoista, capriccioso, sempre in cerca di avventure, che scalpita per essere libero. Alla fine Yiu-fai, dopo varie peripezie, giunge alle cascate da solo e, pur nella tristezza, ha la forza di rinunciare all’ amante che ora lo aspetta a Buenos Aires, proprio quando ha parzialmente compreso le ragioni dell’altro, ma d’altro canto è anche divenuto consapevole della propria tendenza ad idealizzarlo, e da qui la decisione di riprendere in mano la propria vita.
Alain Badiou direbbe che quel che conta è il processo o la durata, più che l’incontro, o che insomma che l’amore è una costruzione. All’inizio secondo Badiou vi è:
La disgiunzione “che può essere la semplice differenza fra due persone, con la loro infinita soggettività…” Insomma “si ha un Due” (A. Badiou, Elogio dell’amore, Neri Pozza, pag. 37).
Poi vi è l’incontro, che è casuale. “L’incontro fra due differenze è un evento, qualcosa di contingente, di sorprendente” (A. Badiou, ibidem, pag. 38). Nell’amore vi sarà sempre una quota di casualità, conferma Marcus Steinweg, noi possiamo incontrare l’altro non per necessità. “Tutti gli oscurantismi si richiamano a detta necessità, la quale è tributaria del processo di riconoscimento, della predizione e della fatalità” (M. Steinweg, Aporie dell’amore, Lanfranchi editore, pag. 31). Rimandando i motivi dell’incontro a istituzioni superiori infatti ci si sgrava dalle responsabilità della decisione di intraprendere una relazione.
L’amore però non si esaurisce nell’incontro. O meglio è ancora diffusa l’idea romantica che l’amore sia dovuto ad un accadimento ”che appartiene all’ambito del miracolo, il condensarsi dell’esistenza in un momento di assoluta intensità, un incontro fusionale” (A. Badiou, ibidem, pag. 40). Ma quando le cose si svolgono in questo modo , non si è in presenza della “scena del Due”, bensì della “scena dell’Uno”.
Anche Steinweg mette in guardia dalla natura narcisistica di molte passioni, all’interno delle quali si proiettano i propri desideri o idealizzazioni (M. Steinweg, ibidem, pag. 85).
Nell’amore invece le differenze rimangono, anche se si getta un ponte verso l’altro. “L’amore” scrive Steinweg “comporta un avvicinamento progressivo all’Altro senza poter confidare in un principio di appartenenza primordiale oppure in qualche teleologia. L’amore conduce il soggetto oltre se stesso, lo avvia all’esperienza della fragilità della sua identità” (M. Steinweg, ibidem, pag. 34).
Due differenze che guardano da un nuovo punto di vista, condiviso. Badiou descrive questa immagine esemplificativa: “Se appoggiato alla spalla della persona che amo contemplo la pace del crepuscolo in un luogo di montagna.... e so che la persona che amo contempla il medesimo mondo…. L’amore in questo momento è esattamente questo, il paradosso di una differenza identica…Io e la persona amata siamo incorporati in questo Soggetto dell’amore, il quale considera il dispiegarsi del mondo attraverso il prisma della differenza, sicché questo mondo si da, nasce”. In altre parole l’amore implica la nascita di un nuovo mondo (A. Badiou, ibidem, pag. 34).
L’amore consente l’ apertura al nuovo: secondo Steinweg “L’amore è esperienza ed esperimento, è esame della realtà. In questo modo sospende i valori tradizionali e porta alla luce nuove categorie” (M. Steinweg, ibidem, pag.40) .
O ancora “In amore non si permuta l’impossibile nel possibile, però lo si afferma, gli si assegna un po’ di spazio e gli si consente una presenza altrimenti negata” (M. Steinweg, ibidem, pag. 135)
Dunque l’amore è rivoluzionario perché “in amore, quanto meno, ci si affida alla differenza anziché sospettarne” (A. Badiou, ibidem, pag. 101)
L’amore è costruzione. L’elemento più interessante, riflette Badiou, non è l’estasi dell’incontro, ma “un amore è prima di tutto una costruzione durevole”. Un’avventura ostinata. “Il lato avventuroso è necessario ma non lo è meno l’ostinazione” (A. Badiou, ibidem, pag.40).
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