I no, no e no, appassionati di tutta la mia vita mi hanno spinta anche a questa lotta. La lotta del "no" contro la facile distrazione del potere medico e politico - che permetteva sì l'aborto, ma clandestino, con il conseguente massacro e sfruttamento della disperazione delle donne - e che in fin dei conti non ha mai voluto ammettere che la gente sia libera e si autodetermini. "Badare a se stesse" questo è ciò che il potere non vuole ammettere per le donne. A poco poco, con il contagocce, sotto la pressione delle lotte sociali, imposte ai partiti e ai sindacati dalla volontà della gente, sollecitate dalla verità delle condizioni denunciate, il potere è stato obbligato a concedere piccoli spazi di libertà. Va bene, dice il potere, avrete l'aborto, ma sarà un aborto di stato, concesso solo a chi ha il coraggio di chiederlo, con abbondanza di ragioni e sottomissione. Questo non è ciò che le donne volevano e dunque, bisogna avere il coraggio di ripetere il sano "no" politico.
Adele Faccio (Pontebba, 13 novembre 1920 – Roma, 8 febbraio 2007) è stata un'attivista politica italiana, tra le prime propugnatici del diritto all'autodeterminazione delle donne su materie riguardanti il proprio corpo; il suo attivismo costituì un importante contributo alla promulgazione in Parlamento dì norme sull'interruzione volontaria di gravidanza, entrate in vigore, per la prima vola, con la Legge 194. Nella seconda metà degli anni Settanta, Adele Faccio è stata anche deputato alla Camera nelle file del Partito Radicale. Nel 1989 è stata una dei fondatori dei Verdi Arcobaleno.
Biografia dell'autore
Adele Faccio
