In questa raccolta di saggi e conferenze, la questione del bello, tema centrale dell’opera di Oscar Wilde (1854-1900), viene indagata, con il sottile humour che caratterizza l’autore, sotto una varietà di aspetti legati perlopiù al vivere contemporaneo: dalla scelta dell’abito, all’arredamento della casa, ai costumi e alle forme artistiche osservate durante i viaggi americani, alla conversazione in società, all’educazione dei giovani e a numerose altre declinazioni dell’incontro tra una straordinaria e raffinatissima sensibilità estetica e la prosaicità del quotidiano. Da tale incontro scaturiscono anche le riflessioni di Wilde sul rapporto tra arte e vita contenute nel saggio che chiude il volume - dal provocatorio titolo “Il declino della menzogna” - nel quale l’autore del “Ritratto di Dorian Gray” (apparso l’anno successivo) osserva non solo come le due sfere si costituiscano reciprocamente, ma come ognuno di noi sia al tempo stesso prodotto e artefice di questa commistione inestricabile e ineluttabile.
Se l’arte, per il senso comune, crea un mondo non vero, a fianco di quello reale, del mondo della dura realtà dei fatti, allora questa menzogna, questo artefatto che cerca in se stesso la propria legge ed è quindi autonomo da ogni condizionamento, è il fine ultimo dell’arte. Ed è il fine ultimo dell’arte perché, in fondo, è la sola verità possibile, la sola verità degna di questo nome. Una verità che si forgia nel cuore stesso della vita, rendendo alla vita la propria unicità irripetibile.