Approfondimenti
Federico Ferrari
Se l’arte, per il senso comune, crea un mondo non vero, a fianco di quello reale, del mondo della dura realtà dei fatti, allora questa menzogna, questo artefatto che cerca in se stesso la propria legge ed è quindi autonomo da ogni condizionamento, è il fine ultimo dell’arte. Ed è il fine ultimo dell’arte perché, in fondo, è la sola verità possibile, la sola verità degna di questo nome. Una verità che si forgia nel cuore stesso della vita, rendendo alla vita la propria unicità irripetibile.
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"Tracce del passato" è il tentativo di Virginia Woolf di tracciare la propria autobiografia, di delineare il proprio ritratto attraverso la scrittura, alla ricerca di un senso, di una necessità che dia coerenza alle varie parti di tale disegno.
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Questa ricerca si articola su più fronti, allargando di conseguenza il concetto stesso di immagine, il suo statuto ontologico e la sua portata epocale. I confini disciplinari sembrano saltare: né critica né storia dell’arte, né sole arti visive né soppressione delle specificità di ogni singola immagine. L’immagine si espande oltre i propri limiti stabiliti, dalla scultura alla pittura, dalla fotografia al cinema. Ciò che appare, attraverso questi scritti, sono i rapporti che l’immagine instaura, oltre che con la vista, con la memoria, il corpo, la società e il concetto stesso di verità. L’immagine è sottratta agli angusti muri della vista, per divenire visione di ciò che è ancora ignoto.
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